E’ appena uscito il numero 6 (dicembre/gennaio) di 4Running .
Sono particolarmente orgogliosa di questo numero della rivista perché è, in certa misura, il diario di una stagione sportiva che per me è stata straordinaria.
Chi mi conosce sa che, da 16 anni, vivo accanto ad un uomo che è un marito incredibile, ma anche un’atleta eccezionale. L’ho atteso e supportato nella sua lunga carriera sportiva che lo ha portato, fino ad ora, a concludere 18 volte una gara a distanza Ironman, tra cui 4 volte l’Embrunman e 1 volta lo Swissman. Negli anni la passione per il triathlon l’ho respirata a fondo, mi è entrata nei muscoli e ha scavato solchi sulla mia pelle attraverso lacrime di emozione.
Eppure in tanti anni, in cui il triathlon l’ho vissuto anche personalmente sulle brevi distanze, fino al 2016 non avevo mai preso in considerazione l’idea di impegnarmi in una sfida che ritenevo fuori dalla mia portata: il mezzo Ironman.
Soprattutto i 1900 metri di nuoto, una disciplina che non ho mai amato e che, se praticata in acque libere, mi ha sempre provocato una certa ansia, mi sembrava davvero un ostacolo insuperabile.
Ci sono volute un’amica speciale con cui condividere allenamenti, moltiplicando le risate e dividendo per due ansie e paure, e il migliore allenatore che si possa immaginare, mio marito, che ha saputo sfruttare i miei pochi momenti liberi, per accettare la sfida.
- Sostegno del marito allenatore: 50esimo km della frazione bici
La preparazione, durata circa 8 mesi, ha dovuto fare i conti con i miei viaggi di lavoro (numerosi) dove ho dovuto trovare la forza di correre prima di lunghe giornate piene di appuntamenti, con le mie giornate in ufficio spesso lunghe più di 12 ore, con il mio bisogno cronico di dormire, con le mie influenze e talvolta anche con la mia poca voglia di allenarmi.
- Pronte alla partenza
Non sono stati pochi i momenti di sconforto in cui nella testa emergevano pensieri negativi: non mi sto allenando abbastanza, non ho fatto i chilometri che avrei dovuto in bici, ho corso poco, mi prenderà il panico in acqua, non ce la farò mai.
I giorni prima, in quel delizioso angolo di Portogallo che si chiama Cascais, l’ansia è salita a livelli spaventosi, il fattore vento mi ha spiazzato, in alcuni tratti del percorso le raffiche erano così forti che spostavano la bici.
La mezza maratona mi sembrava insormontabile con quel sali e scendi e i due cavalcavia. Sono arrivata a pensare che non sarei riuscita a partire o che mi sarei ritirata alla prima boa.
E invece è stata la giornata perfetta: il cielo era terso, l’alba sul mare alla partenza uno spettacolo mozzafiato, nessun imprevisto, Anna era al mio fianco e ci aspettava una giornata meravigliosa.
- Alba sull’Oceano
Ed è così che si è costruita la mia impresa… un’impresa raccontata nell’articolo che trovate su 4Running oppure qui.
Il più grande successo sportivo che io abbia mai ottenuto è stato un sorriso. Un sorriso durato 6 ore e 14 minuti. Un sorriso che è affiorato spesso sulle mie labbra, ma che più profondamente stava radicato giù, tra il cuore e lo stomaco, senza abbandonarmi mai, senza lasciarmi neppure nelle acque fredde dell’Oceano, sulle salite contro vento del percorso in bici, nel caldo assolato di una corsa un po’ più difficile del previsto. Questa è la storia di quel sorriso, o di quel successo, come preferite…
Un pensiero su “Sorridere è il mio esercizio preferito”