Il cielo è plumbeo, piove da ore, ma 7 temerari salgono e scendono dai 4 passi del Sellaronda, vestiti tutti uguali e in sella a destrieri di carbonio. E mentre faticano in salita e fanno i pazzi in discesa, nascono legami, crescono intese e nella mia testa affiorano ricordi.
Sella
Siamo appena partiti. Arrivare in cima al Sella è poco più di una sgambata, ma una sgambata che porterà la foto più bella di tutta la giornata. Sembriamo una squadra seria, la gente ci guarda, tutti vestiti uguali, con il nostro abbigliamento UYN. Certo siamo vestiti come fosse novembre, ma tant’è. Ho messo il gilet sotto la gabba… perché sono stordita… comunque non ho freddo. Gli strati di tessuto super tecnico (come l’hanno chiamato i ragazzi di UYN? Il Natex! Se volete saperne di più, tutte le informazioni le trovate qui) mi proteggono a dovere. La discesa dal Sella è la più tecnica, ma quasi non me ne rendo conto. C’è parecchia acqua per terra, ma la mia bici Titici con i freni a disco risponde come dovrebbe. Sento l’aria in faccia, le mani sul manubrio, la posizione sulla bici familiare come entrare in un vecchio paio di scarpe che ami. Siamo in fondo e… Ciro ha bucato 🤣

Pordoi
Ho un ricordo di circa mille anni fa in cui, un Natale, in macchina, mio padre sbagliò strada e finimmo sul Pordoi… I muri di neve che fiancheggiavano la strada erano così alti che mio fratello, piccolo ai tempi, continuava a lanciare grida di meraviglia. Ricordo mio padre che guidava lentissimo, ma con quello spirito tipico suo continuava a dire “Dai, che bella avventura però!”. È quello che sto pensando mentre le mie gambe spingono e il fiato si accorcia, che bella avventura, qui, a percorrere in bici quei passi che così tante volte ho fatto sugli sci. Guardo i gambali UYN che indosso. Le mie gambe sono calde e protette anche se ormai tutto è fradicio. Mi piace andare in salita, non sono veloce, ma quando fatico e vedo la strada che sale… ecco, quello per me è il ciclismo vero, quello che mi entra dentro, che scende giù come una bevanda calda e forte. La discesa del Pordoi è lunga e fredda. Mi si congelano i piedi, ma mi diverto comunque. In discesa mi diverto (quasi) sempre. Arrivata ad Arabba devo togliere le scarpe e cercar di far tornare il sangue nelle dita. Daniele mi guarda e ride. Lui ha i copri scarpe in neoprene. Domani giuro li compro.

Campolongo
La salita comincia e finisce in un istante. Salgo vicino a Alessandra. Mi racconta, mentre pedaliamo, della sua carriera da canoista, della sfida del giorno dopo (sì, il giorno dopo) per battere il record mondiale di Indoor Rowing. Ci raggiunge Chiara, che, tra le altre cose, è stata alle Olimpiadi a Rio, col nuoto…dovrei proprio chiederle di darmi lezioni. In un attimo siamo su e poi giù a Corvara, dove ci aspettano tè e strudel e dove inaspettatamente arriva, come una bella sorpresa, Simone che sta facendo il suo personale giro, salendo e scendendo da ogni passo su entrambi i versanti. Un sorriso nella pioggia e poi ognuno prende la sua strada.

Gardena
Questo è il mio passo. Potrei raccontare un aneddoto per ogni curva. Al terzo tornante sono entrata in testacoda con la macchina di papà, che mi sedeva accanto. Da quella curva si vede la prima ferrata della mia vita: la Tridentina. Sul quel ghiaione sono corsa giù come una pazza in una giornata d’estate di mille anni fa. E come scordare che ad ogni curva un mio fratello piccolo piccolo aveva la nausea. Mi apre un orizzonte zeppo di ricordi questo insieme di curve sovrapposte e bellissime, una serpentina di vita e momenti speciali, di sciate e pensieri, di Agosto e di Natale. Con Massimo pedaliamo qualche tornante, discutiamo di selle e di Ironman, la vita ultimamente ci ha fatto incontrare più volte, con quelle assurde sovrapposizioni che talvolta divengono quasi buffe. La discesa dal Gardena è divertimento puro, unica pecca la sua brevità. Mi trovo per caso dietro ad Andrea e io, che in discesa non ho paura della velocità, ma sono abbastanza scarsa a disegnare le curve, lo seguo nei suoi movimenti e mi concentro sul solo divertimento. Ho finalmente messo il gilet sopra la gabba e mentre lo imito vorrei che qualcuno ci filmasse in questa danza di piegamenti e lievi movimenti di gambe e testa.

Sella…again
Tempo di tornare alla base. Il Sella è l’ultimo passo che dobbiamo fare per tornare da dove siamo partiti, in questo cerchio virtuoso e bellissimo che prende il nome di Sellaronda. La pioggia e le nuvole hanno celato la straordinarietà di queste viste, ma non l’emozione di percorrere ogni chilometro. Nella foto finale ci sono tutte, le emozioni della giornata, e c’è anche, perché no, un pizzico di follia.

Dopo i passi…
Quando tolgo tutti gli strati che ho addosso (l’intimo l’avevo quasi scordato), devo chiedere aiuto ad Anna, che è mamma di 3 ragazzi, a cui dico “mi tocca fare la quarta figlia”. Lei mi guarda e sorride.

Serve pochissimo, a volte, per creare un legame. Il nostro è nato qui, tra i picchi del Sellaronda, con le divise UYN addosso.

Tutto il nostro abbigliamento UYN lo trovate qui. Le divise da ciclismo sono della collezione Alpha.
Un pensiero su “7 Amici, 14 divise UYN e 1 Sellaronda”