Amore Infinito? O amore Stranito? Giro d’Italia 103 finito

Si è concluso il Giro d’Italia 103 con un finale che non si era mai visto. Due ciclisti praticamente con lo stesso tempo che si giocano la maglia rosa all’ultima tappa. E’ stato il Giro d’Italia d’autunno, il Giro dei giovanissimi, delle polemiche (forse un po’ troppe), il Giro dei tamponi più che dei tapponi, delle emozioni tutte concentrate in 3 tappe e nella conta dei positivi per squadra.

E poi è stato il Giro di Filippo Ganna, delle sue 4 vittorie e delle sue lacrime, irrefrenabili, sul traguardo. Lacrime di gioia, tutta meritata, per questo Campione del Mondo, che ha saputo confermarsi e affermarsi e, piano piano, spostando pochissima aria anche entrare nel cuore degli appassionati (non certo per l’aiuto dei giornali che, troppo poco, gli avevano dato risalto dopo la vittoria ai Mondiali).

E’ il Giro di Filippo Ganna, il nostro Campione del Mondo

Le lacrime di Ganna colpiscono per generosità, vanno tutte (o almeno tante) alla sua squadra, una squadra che ha dovuto reinventarsi, che ha perso subito il suo capitano, che ha saputo lavorare, tanto (e bene) e che alla fine ha messo sul gradino più alto del podio questo giovane ragazzo inglese, bianco come il Duomo di Milano ieri, forte come un giovane della brughiera.

Il fascino del traguardo con le montagne alle spalle

Tao, che nome, sembra un tamagotchi, dice qualcuno. Ma uno che sa andare forte, anche a cronometro, uno che ieri aveva nelle gambe la potenza di spingere un rapporto durissimo, filando via velocissimo sui viali milanesi, mentre il piccolo e gracile Hindley doveva pedalare più agile, perdendo molti, preziosi secondi.

Io e il ciclismo… Amore Infinito

Non è stato il Giro dell’estate italiana, quella dell’Estathè e del sole cocente. Non quell’estate dell’asfalto che brucia e poi arriva il freddo improvviso, su sui Passi Alpini. E’ stato il Giro della neve sullo Stelvio, 45 maledetti tornanti con un freddo cane… e per fortuna che c’era l’ottobrata.

Giro d’Italia al tempo del Covid

E’ stato il Giro dello sciopero dei ciclisti, corridori che si sono rifiutati di partire per le condizioni meteo. E a tutti noi, tifosi di ciclismo di vecchia data (troppi anche gli improvvisati esperti, lasciatemelo dire), è venuta in mente quella tappa sul Gavia del 1988, sotto la neve, con quell’azione un po’ folle di Johan van der Verde che pensò bene di lanciarsi in discesa, con una temperatura ben sotto lo zero, senza vestirsi e rischiò il congelamento dopo 3 tornanti.

Arrivo della Tappa a Madonna di Campiglio

Non è stato il Giro di Sagan. Forse avremmo voluto che lo fosse. Era il suo debutto alla corsa rosa, ha portato a casa una sola vittoria (alla decima tappa) ma una di quelle vittorie a modo suo, solo, in fuga, in discesa e poi senza mollare.

E’ stato il Giro a singhiozzo con le classiche. Alcune belle e mozzafiato, che interrompevano tappe un po’ noiose, altre cancellate all’ultimo (quanto mi è mancata la Roubaix) perché il Covid-19 non perdona nessuno (men che meno i cugini d’oltralpe, pare).

Bici celebrativa e sullo sfondo, casa…

Non è stato il Giro con l’Izoard e giuro, giuro, che lo aspettavo così tanto. Volevo solo quelle immagini, solo la Casse Deserte, solo un po’ di memoria storica e ora, anche personale.

E’ stato il Giro dopo il Tour, il Giro di “quello ha già fatto il tour ed è anche qui”, il Giro dopo il Lombardia (e che strano il Lombardia a Ferragosto), il Giro che poi non vado alla Vuelta.

E’ stato il Giro di un’altra tappa che finiva a Madonna di Campiglio, dopo quella, maledetta, del ’99. Il ricordo del Pirata forte e chiaro negli occhi dei tifosi, a 16 anni dalla sua morte, e quell’hotel Touring, sullo sfondo, che ho visto più volte al giorno, salendo e scendendo da casa, perché io quella tappa l’ho voluta vedere.

La Festa del Podio

E’ stato il Giro degli Italiani, quelli che non mollano, che trovano ancora una volta piccole cose per cui gioire, in questi tempi duri, quelli a cui batte ancora il cuore per una volata mozzafiato, per uno scatto in salita, un corridore in solitaria, due mani levate sul traguardo.

E’ il Giro d’Italia, forse non andrà tutto bene, ma sarà sempre il nostro Giro.

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