Combattere la noia negli allenamenti

Diceva Pascal che la continuità annoia in ogni cosa, che piace il freddo per poi riscaldarsi. E allora come si combatte la noia nei lunghi allenamenti di Endurance? Come si riesce ad evitare che diventi un altro elemento in gioco che aggrava e appesantisce ogni sforzo? Ecco come faccio io.

Per un’iperattiva come me la noia è sempre stata un problema. Stare senza far nulla, in quel vuoto pneumatico che per esempio caratterizza certe attese, è, da sempre, uno degli spauracchi della mia vita.

Per questo, in passato, quando non esistevano ancora telefonini e tablet, viaggiavo sempre ovunque con un libro nella borsa. La lettura è per me, da tutta la vita, il miglior antidoto a quella tremenda condizione del trovarsi a far nulla, che sa spaventarmi più della fatica e del dolore fisico. Mio marito, quando ci siamo conosciuti, quasi 20 anni fa, mi prendeva in giro perché io leggevo ai semafori rossi.

Da quando esistono gli ebook, leggo su qualunque supporto: su un e-reader, su un tablet, spesso, ultimamente, anche sullo smartphone, che ho sempre con me e sul quale ho più libri che fotografie, più libri che musica.

A volte anche una lunga pedalata può essere tediosa

E qui arriviamo al punto dolente: il mio rapporto con la musica.

Musicalmente sono una capra! Non c’è altro da dire.

Non so cantare, non so suonare, non mi so muovere nell’universo musicale. Mi piace la musica, se c’è qualcuno che la sceglie per me. Ascolto volentieri di tutto, ma che non mi si chieda di scegliere e soprattutto: non si pretenda che io mi dedichi al solo ascolto. 

La musica, purtroppo, non mi salva dalla noia.

Quando ho cominciato a fare sport di endurance, ormai svariati anni fa (comincio ad avere l’età dei datteri), uno dei più grandi scogli che ho dovuto superare è stata proprio la noia. Dopo anni e anni di lunghe partite a pallavolo, la corsa soprattutto, ma anche la bici in misura minore, e soprattutto il nuoto (uno degli sport a mio parere più noiosi della terra, non me ne vogliano i nuotatori) si presentavano a me con un conto salatissimo di lunghe ore di noiosissimo gesto atletico.

Tu, le scarpe, la strada e… un audiolibro?


Ok lo so che non è sempre così. E davvero non lo è.


Ci sono allenamenti di corsa movimentati che non sono per nulla noiosi.

Anche il nuoto, soprattutto se fatto con allenamenti in compagnia passa velocemente.

E per la bici basta qualche paesaggio meraviglioso per riempire gli occhi e il cuore e tacitare fatica e noia.

Con un paesaggio meraviglioso, la noia passa subito

Ma la noia diventa potenzialmente una miscela esplosiva (nel senso che fa saltare in aria allenamento e tabella) se abbinata alla fatica. Non so se vi capita, ma a me partono nella testa dei loop tremendi di pensieri del tipo “non ne posso più, ma quando finisce, no, ora mi fermo” intervallati a controlli compulsivi dell’orologio che inesorabile dice che “no, non ho già finito, sì ho corso solo 200 metri dall’ultima volta che ho controllato e sì l’allenamento oggi prevede 3500 metri in vasca”…

E allora cosa fare per non trovarsi in queste tediose situazioni, dall’esito quasi sicuramente fallimentare e che finiscono per trasformarsi in frustrazione e fastidio?

Io faccio quello che mi fa sentire meglio e che, dicono, mi viene meglio.

Ascolto e creo storie.

Vi ho detto che leggo ovunque! Qui ero alle prese con un romanzo di Bussi, un francese mentre ero in Francia

L’ascoltare storie prevede cuffie ben posizionate e un audiolibro. Non va bene tutto. Niente di troppo impegnativo e soprattutto complicato da seguire. Per capirci niente romanzi russi che con tutti i nomi complicati e impronunciabili che hanno, alla terza ripetuta mi sono già persa chi ha sposato chi. Niente drammoni esistenziali, Franzen è meraviglioso ma non tra una vasca col pull buoy e una con le palette e respirazione ogni 4. E purtroppo neanche Camilleri funziona, che la lettura del siciliano riesce difficile da comprendere in salita verso l’ennesimo passo alpino. 

Per me funzionano i thrilleroni da ombrellone, anche a Gennaio, certe commedie leggere (Bianchini va alla grande), qualche feulliton famigliare (I leoni di Sicilia). Il Re sempre e comunque (King è una delle mie grandi passioni).


Ecco: un bel libro da ascoltare, uno di quelli in cui vorresti immergerti per finirlo, uno di quelli che ti prende così tanto che il passare del tempo sparisce, una storia che quando finisce ti rimane appiccicata al cuore come la resina degli alberi alle mani. Viscosa e densa, da cui fatichi a ritornare pienamente alla realtà.

Con un libro così posso correre un lungo senza quasi sentire la fatica, posso andare in bici all’infinito e ora, persino nuotare senza il tedio…

Sul creare storie… vi racconterò qualcosa nei prossimi post. Tanto qualche assaggio lo avete già avuto nelle didascalie delle mie foto.

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