Quando pedalo, io scrivo. Nella mia testa una penna mette insieme pensieri più o meno poetici, talvolta brutali, spesso aspri come uno spicchio di limone e fastidiosi come la Coca Cola nel naso. Ogni tanto questi racconti diventano dialoghi: con la mia bici, con le mie gambe, spesso coi Passi Alpini, quando mi capita di scalarli. E allora ecco qui le mie conversazioni: non aspettatevi nessuna indicazione tecnica, pedisseque descrizioni di pendenze o suggerimenti. I Passi sono delle brutte bestie, spesso capricciose e nel migliore dei casi solo disinteressate. I miei dialoghi con loro sono spesso feroci, urlati, masticati mentre le gambe bruciano e i pensieri si sfocano nella fatica. Sono solo parole vere, di quelle che ogni tanto escono d’istinto, qualche imprecazione, non molto bon ton. Non vi offendete se leggerete gergo da spogliatoio (volendo fare commistioni col pallone) che forse qui potrei ribattezzare slang da peloton, perché quando comincio a salire io smetto di essere una donna e comincio ad essere una ciclista. Scarsa, per carità, ma una ciclista.

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4 pensieri su “Quattro Chiacchiere coi Passi Alpini”