20 Volte Ironman – Klagenfurt – 10 anni dopo

2008 – 2018, sembra impossibile che sia già trascorso un decennio da quella prima volta a Klagenfurt per l’Ironman.

Devo dirlo, non ne ho un bel ricordo. Mi vengono in mente solo il cielo grigio e un maledetto temporale arrivato proprio appena Simone era entrato in T2, con i tuoni e talmente tanta pioggia che mi ero dovuta rifugiare sotto un ponte. Eravamo in tanti, stretti, a cercare di evitare pioggia e grandine, ricordo un freddo pungente e gli schizzi degli atleti che correvano con le gambe immerse nell’acqua fino al polpaccio.

L’altra immagine che spunta nella mia memoria è il lungo canale in cui gli atleti nuotano l’ultimo chilomentro della prima frazione: mi sono sempre chiesta perché, con quell’immenso lago magnifico debbano infilarli qui dentro, in mezzo alle barche, pigiati, dove l’acqua è bassa e si vedono chiaramente le alghe che arrivano dal fondo.

Ten Years Later

Quando arriviamo a Klagenfurt, in questo revival “ten years later”, del lago austriaco così azzurro da sembrare finto, davvero, non ho memoria. Eppure qui è davvero bello. La vegetazione. L’acqua. L’atmosfera. Mi ricorda un po’ Zurigo che, devo dire, fino ad ora trovo una delle gare migliori del circuito.

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Chill out di squadra

Il canale no, rimane brutto a mio parere, e vedo che tutti lo guardano con un po’ di diffidenza. Gli Svizzeri sulla frazione nuoto battono gli Austriaci 1 a 0.

Quest’anno ha tutto un significato speciale: l’anniversario di Klage 10 anni dopo, il 20esimo traguardo nel mirino e quella scritta sul cuore per quell’amico nel cuore. Un amico dal cuore straordinario.

Logistica prima di tutto

La gara è ben organizzata, il villaggio atleti ben costruito, con un’ampia zona di arrivo.

Se si volesse fare un appunto bisognerebbe dire che dall’uscita del nuoto alla T1 si fa in tempo ad asciugarsi i capelli e a farsi anche la piega. Non è proprio dietro l’angolo, ma evidentemente lo spazio adeguato per una zona cambio con tutta questa gente (più di 3000 partenti) da qualche parte bisognava pur trovarlo.

L’albergo consigliato dalla gara è davvero ad un passo dalla zona cambio e a circa 1 km dalla partenza, ma è parecchio caro e con l’obbligo di acquistare almeno 4 notti di permanenza. Qui dove i parcheggi non mancano e le possibilità di alloggi più a buon mercato neppure, sembra proprio un po’ la classica “fregatura” per i neofiti.

Noi siamo con i soliti amici, Anna e Andrea, in una casetta affitata da un amico che è non solo deliziosa, ma davvero comodissima: a poco più di 1 km dalla zona cambio.

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Dopo la Irongirl, da Ambassador allo stand Hoka 🙂 Flying Girls sempre

Il vantaggio di Klagenfurt sono gli ampi parcheggi, quindi se volete venire qui e trovate anche un alloggio un po’ scomodo, arrivare in macchina il giorno della gara in prossimità della transition è assolutamente fattibile e per nulla proibitivo.

Il sabato Anna ed io corriamo la Irongirl, corsa di beneficenza di 5 km a sostegno delle malattie a carico degli organi femminili. E poi check in bici, relax e cena. E a letto presto.

Tutto pronto… e fa freddo

La mattina della gara obiettivamente fa freschetto. Anna ed io, che accompagnamo Simone e Andrea, abbiamo la felpa e un giacchettino, ma ad attendere gli atleti all’uscita del nuoto ci si gelano le mani. La partenza è suggestiva, sulle sponde del lago prima i pro (uomini e donne) e poi una rolling start sui generis: 10 atleti ogni pochi secondi.

Non è esattamente un ritorno alle partenze tutti insieme, dove i primi metri erano più un combattimento che una nuotata, ma tutti mi confermano che si prende qualche botta iniziale da traffico in acqua.

Simone esce poco dopo l’ora, come previsto, e anche gli altri della squadra fanno una buona frazione. Adesso viene la bici: 2 giri da 90 km.

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120 Ironman in due, dove i 100 son tutti di Amedeo. Simone e Amedeo Bonfanti

Su e giù per il lago

Anna ed io torniamo a casa e ci cambiamo, l’obiettivo sarebbe fare almeno un giro della gara, per sostenerli un po’. L’idea di fare i 90km della gara sfuma subito quando ci rendiamo conto che pedalare sulla percorso di gara è da evitare, in compenso riusciamo a vedere Simone passare al 100km e tutti gli altri, Andrea per primo, alla fine del lago, intorno al 112° chilometro.

Mi aspettavo che il percorso bici fosse più piatto, invece presenta alcune salite, forse meno nervose di quelle di Zurigo, ma anche discese larghe e molto guidabili, dove si toccano velocità importanti.

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Le uniche bici da corsa sul percorso sono la mia e quella di Anna

Ci rendiamo conto che la quasi totalità degli atleti qui ha bici da crono. Vedere una tradizionale bici da corsa è davvero una rarità.

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Bacio meno volante tra Anna e Andrea al 112

Decidiamo poi di tornare verso Klagenfurt costeggiando l’altra sponda del lago, arriviamo in prossimità della zona cambio in tempo per vedere Simone chiudere la frazione di bici e poi andiamo a farci una doccia che in confronto ad un pit stop di Formula Uno i meccanici se la prendono comoda.

Così facendo però riusciamo a vedere Andrea e tutti i nostri compagni di squadra arrivare in T2 e partire di corsa.

Quella maledetta maratona

Simone è andato bene anche nella frazione bici, ma mi rendo conto che sta soffrendo di corsa quando lo vedo passare poco prima della mezza. E’ bianco in viso e trascina in piedi. Poco dopo quando gli chiedo comi si sente fatica a rispondermi… Sta male. Lo stomaco, ha vomitato.

E’ da qualche gara che nella maratona lo stomaco lo assilla, l’anno scorso allo Swissman, dopo una gara straordinaria ha cominciato a sentirsi male negli ultimi 10 km, ma lì eravamo in salita su un sentiero di montagna, con più di 1000 metri di dislivello da fare e dopo averne fatti 5000 in bicicletta. Poi però ancora a Nizza e a Embrun, l’anno scorso. E a Venezia meno di un mese fa. Insomma questo stomaco non vuole proprio sistemarsi.

Vedo dal tracker che si trascina per un po’ e poi, inspiegabilmente mi rendo conto che è ripartito, e anche ad una velocità non male.

Quando lo vedo arrivare sulla finish line lo aspetto con le braccia spalancate appena dopo il traguardo, nella zona dedicata ai giornalisti. Proprio sul traguardo fa un salto incredibile e un urlo di liberazione gli esce dalle labbra.

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Finish Line 20 Ironman

20 Volte Ironman, 20 volte Noi

Sono 20… 20 Ironman da quando abbiamo cominciato, in quel lontano 2005, quando ancora non eravamo neppure sposati.

20 traguardi insieme.

20 volte a guardarci negli occhi prima e dopo.

E lo so che il numero tondo non fa nessuna differenza. Che è come quando compi 30 anni, non è che ti senti d’improvviso diverso da quando ne avevi 29. Ma questi 20 Ironman, il 20esimo qui in Austria come 10 anni fa, a me un segno dentro l’hanno lasciato. Sarà perché li abbiamo vissuti tutti insieme. Sarà perché ognuno di loro ha significato qualcosa. Sarà perché ogni volta rido e piango e rido e piango ancora. Il mal di stomaco, l’ansia e i tuoi sorrisi. Il nuoto, la bici e la corsa. Noi. Tu. Il triathlon. L’Ironman. La nostra storia.

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20 volte Ironman, 20 volte Noi

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